Un treno green che collegherà dal 2026 Bolzano con Cortina, passando attraverso tre comprensori altamente turistici come, l’Alpe di Siusi, la Val Gardena e l’Alta Badia, è la carta che l’Alto Adige vuole giocarsi per intercettare in modo sostenibile il traffico dei treni ad Alta Velocità che attraverso la Galleria di Base del Brennero raggiungeranno il capoluogo. Il nuovo traforo, infatti, consentirà di raggiungere l’Alto Adige in circa 5 ore ad un bacino di oltre 100 milioni di persone e il completamento dell’Alta Velocità permetterà di arrivare dall’aeroporto di Verona in circa 1 ora e da quello di Monaco di Baviera in poco meno del doppio. Con congruo anticipo rispetto a questo scenario, che consentirà di migliorare decisamente l’accessibilità di uno dei territori italiani più competitivi sul piano turistico, con oltre 6,5 milioni di arrivi e 29 milioni di presenze, ma che proprio nell’accessibilità sostenibile ha uno dei suoi punti di debolezza, l’Alto Adige ha avviato una concreta riflessione su come trasformare questo potenziale in una leva di sviluppo ma allo stesso su come preservare in modo sostenibile quella qualità ambientale che è caratteristica essenziale della sua attrattività. Il treno delle Dolomiti è l’architrave per ripensare il “Futuro delle Alpi”.
Gli studi preliminari, elaborati da SAD, storica azienda di Trasporto Pubblico Locale dell’Alto Adige, con l’advisoring dell’italiana Iniziativa (www.iniziativa.cc), che ha curato gli aspetti economico-finanziari e di analisi di sostenibilità, e la svizzera IBV Hüsler AG (http://ibv-zuerich.ch/profile.html), che ha curato il disegno del tracciato e gli aspetti ingegneristici, hanno evidenziato alcuni elementi di assoluta novità nello scenario delle infrastrutture di trasporto italiane. Malgrado l’ingente investimento di 1,6 miliardi per la realizzazione dell’infrastruttura a cui si aggiungono circa 200 milioni per gli speciali treni misti (aderenza e cremagliera), l’elevato traffico potenziale, stimato tra 6 e 7,5 milioni, consente, contrariamente a quanto avviene normalmente sui treni regionali, di avere un margine operativo pari o superiore ai costi di gestione, che apre la possibilità di realizzare l’infrastruttura anche in project financing con contributi pubblici coerenti con le disposizioni UE in materia di Partenariato Pubblico Privato.
Non è un caso quindi che il progetto, in fase di presentazione al pubblico, abbia incassato il parere positivo del Viceministro al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Riccardo Nencini, che ha annunciato l’istituzione di un tavolo congiunto al Ministero ma, cosa non usuale, anche il parere positivo dei rappresentanti delle istituzioni pubbliche tedesche tanto che ha osservato Enack Fereleman, sottosegretario al Ministero dei Trasporti tedesco, «Anche in Germania dovremmo imparare a presentare progetti come questo».
In un paese che ha un rilevante bisogno di individuare nuovi modelli per realizzare quegli investimenti infrastrutturali indispensabili per alimentare la produttività e il PIL, dall’Alto Adige potrebbe arrivare una prima proposta ad elevato potenziale a cui ispirarsi per future replicazioni su scala più ampia. L’apprezzamento del rappresentante del governo tedesco e di quello italiano sembrano essere un buon viatico.
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