Le ultime linee guida pubblicate dall’EBA in relazione ai prestiti alle imprese sono le “Guidelines on loan origination and monitoring” (EBA-GL Lom) pubblicate nel 2020 che appunto rimodulano tutta la prassi bancaria della concessione dei prestiti. Inizialmente la regolamentazione è stata applicata esclusivamente ai nuovi finanziamenti, mentre dal 30 giugno 2022 l’applicazione è prevista anche per i prestiti già esistenti e per quelli che richiedono rinegoziazioni o modifiche contrattuali. Tutto ciò è stato in parte rimandando anche dall’avvento del Covid-19 che ha rallentato l’applicazione delle stesse, infatti, gli istituti di credito avranno tempo fino al 30 giugno 2024 per adeguare i loro modelli di valutazione e monitoraggio.
A cosa servono e cosa prevedono queste linee guida?
Queste linee guida hanno lo scopo di migliorare la qualità del credito e ridurre il rischio di insolvenza dei prestiti alle imprese. Per raggiungere questi obiettivi, le linee guida richiedono alle banche di adottare un approccio più rigoroso e completo nella valutazione del rischio di credito. Le linee guida EBA-GL Lom si applicano a tutti i prestiti concessi dalle banche alle imprese, indipendentemente dalle dimensioni. Le linee guida sono strutturate in cinque sezioni:
- Internal Governance
- Pratiche di concessione del credito
- Pricing
- Valutazione delle garanzie
- Monitoraggio
Provando a sintetizzare il tutto i principali cambiamenti introdotti sono:
- Un approccio forward-looking, che richiede alle banche di valutare la capacità attuale e futura del cliente di rimborsare il prestito.
- Un monitoraggio costante e più ampio delle dinamiche aziendali, che richiede alle banche di raccogliere informazioni più dettagliate sul cliente, sulla sua attività e sul suo contesto economico.
- Un approccio proattivo al rilevamento del credito deteriorato, che richiede alle banche di adottare misure per identificare e gestire tempestivamente i segnali di deterioramento del credito.
La vera domanda per le imprese italiane però sarà: tutto ciò come impatterà sul mercato del credito?
- Le imprese dovranno fornire maggiori informazioni alle banche, a prescindere dalle dimensioni.
- Le imprese dovranno adottare un approccio più rigoroso alla gestione del proprio bilancio e dovranno prepararsi adeguatamente alla richiesta di finanziamenti.
- Le imprese dovranno procedere alla riclassificazione dei bilanci storici[1] (almeno gli ultimi tre esercizi) e alla predisposizione di documenti contabili infrannuali e prospettici.
- Le imprese dovranno verificare l’andamento di alcuni degli eventi monitorati dagli istituti di credito per rilevare una possibile perdita di equilibrio economico-finanziario – questo si traduce nella predisposizione da parte delle imprese di un cruscotto di indicatori[2] da monitorare costantemente nel tempo.
In conclusione, è evidente che il cambiamento di approccio rappresenta una sfida per le PMI italiane, abituate al “bilancio” come fonte principale di informazioni con le banche. È ora cruciale per le imprese presentare periodicamente piani di sviluppo e report finanziari per ottenere supporto creditizio. La strutturazione efficiente della funzione strategico-finanziaria, il monitoraggio degli indici di bilancio e la pianificazione realistica a breve, medio e lungo termine diventano priorità essenziali per garantire accesso costante al credito.
Per ulteriori approfondimenti: https://www.eba.europa.eu/regulation-and-policy/credit-risk/guidelines-on-loan-origination-and-monitoring
Resta aggiornato: https://www.iniziativa.cc/
[1] La riclassificazione dei bilanci storici deve essere effettuata ponendo attenzione al trend storico in relazione a specifici indicatori e aspetti, tra cui:
- La variazione del fatturato
- L’EBIT
- L’EBITDA
- Il capitale circolante netto operativo
- Il rapporto tra la posizione finanziaria netta e l’Ebitda
- Il Debt service coverage ratio (DSCR)
- La leva finanziaria
- L’Interest coverage ratio
[2] Gli indicatori e le grandezze economico/patrimoniali che le imprese dovranno monitorare in modo continuativo nel tempo sono:
- I debiti scaduti nei confronti dei dipendenti e/o tributari e previdenziali
- Una significativa diminuzione di cash flow futuri
- Il rapporto PFN/EBITDA maggiore di 6
- Gli ultimi due bilanci in perdita
- Il DSCR se inferiore a 1,1
- La riduzione del fatturato superiore al 30%
- La riduzione del patrimonio netto superiore al 50% rispetto all’esercizio precedente