Iniziativa ESG Newsletter | Giugno 2025

CSRD: proposta ECON per soglie più elevate e minori obblighi

La Commissione ECON del Parlamento europeo ha presentato una proposta che potrebbe ridefinire in modo significativo il perimetro applicativo della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Il testo suggerisce di innalzare le soglie minime a 3.000 dipendenti e 450 milioni di euro di fatturato, restringendo così la platea dei soggetti obbligati rispetto alla proposta della Commissione europea, che fissava il limite a      1.000 dipendenti. Una revisione che solleva preoccupazioni tra analisti e istituzioni – tra cui la Banca Centrale Europea, che continua a sostenere soglie inferiori (500 dipendenti) in nome della trasparenza e della comparabilità dei dati ESG.

La proposta prevede inoltre una semplificazione radicale degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), con un massimo di 100 punti informativi obbligatori (rispetto agli oltre 1.000 attuali) e 50 volontari. Secondo il relatore Janusz Lewandowski, il quadro informativo attuale è «eccessivo e oneroso», in particolare per le imprese di medie dimensioni.

Il pacchetto include modifiche alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), con l’eliminazione dell’obbligo di predisporre piani di transizione climatica e una razionalizzazione della Tassonomia UE, per evitare duplicazioni nella rendicontazione. Viene infine proposta la reintroduzione delle linee guida settoriali per facilitare l’orientamento delle imprese.

La proposta è ancora in fase preliminare e sarà oggetto di votazione, ma segna una direzione chiara: riduzione degli oneri amministrativi e maggiore selettività, con un interrogativo aperto sulla reale efficacia di un simile approccio nel promuovere la sostenibilità.

Per approfondire: https://esgnews.it/regulator/la-commissione-econ-del-parlamento-ue-propone-di-alzare-la-soglia-della-csrd-a-3000-dipendenti/?mc_cid=22fa0a9f72&mc_eid=054d081ea9

CSRD: le imprese europee non la percepiscono come un freno alla competitività

Contrariamente alla narrativa diffusa, la CSRD non è considerata un ostacolo alla competitività da gran parte delle imprese europee. Un sondaggio paneuropeo realizzato da WeAreEurope in collaborazione con HEC Paris e Copenhagen Business School evidenzia che solo il 37% delle aziende già soggette alla direttiva avverte un calo competitivo rispetto ai concorrenti extra-UE.

Il 90% dei dirigenti intervistati riconosce nella CSRD un elemento di sovranità economica e un fattore di rafforzamento della posizione europea nel contesto globale. Il sondaggio – che ha coinvolto oltre 1.000 imprese – rivela inoltre un livello di soddisfazione pari al 61%, mentre solo il 7% auspica una revisione radicale della normativa.

Tuttavia, le modifiche proposte dalla Commissione UE tramite la riforma Omnibus convincono poco: appena un’azienda su quattro si dichiara favorevole. Preoccupa soprattutto l’incertezza normativa, che rischia di ostacolare ulteriormente l’adeguamento.

Sul tema delle soglie minime di applicazione, la maggioranza delle imprese intervistate si dichiara favorevole a un limite intorno ai 500 dipendenti, rispetto alle ipotesi al rialzo (1.000 o 3.000) oggi al centro del dibattito parlamentare.

Per approfondire: https://esgnews.it/environmental/csrd-per-oltre-il-60-delle-aziende-che-lha-applicata-non-frena-la-competitivita/?mc_cid=22fa0a9f72&mc_eid=054d081ea9

PwC: reporting ESG ancora percepito come mero adempimento

Un’analisi di PwC su 250 rendicontazioni di sostenibilità – il 70% delle quali volontarie – evidenzia come, per molte imprese, la CSRD rappresenti più un adempimento formale che un reale strumento di trasformazione.

Un dato positivo riguarda l’integrazione dei temi ESG nell’80% dei report di rischio aziendale, segnale che la sostenibilità inizia a essere riconosciuta come componente del rischio sistemico. Tuttavia, la narrazione dei rischi continua a prevalere su quella delle opportunità: i report documentano in media un 47% in più di impatti negativi rispetto a quelli positivi.

I temi più affrontati sono il cambiamento climatico, la forza lavoro e la condotta aziendale. Restano invece marginali argomenti come biodiversità, inquinamento e risorse idriche, specie nei settori tecnologico e dei media (meno del 10% delle imprese).

Sul fronte climatico, circa il 70% delle aziende dichiara target di riduzione delle emissioni, ma i piani di transizione risultano spesso incompleti o in fase di definizione. La assurance sul reporting resta limitata: solo un’azienda ha ottenuto un’assurance ragionevole sull’intero report.

Per approfondire: https://esgnews.it/focus/analisi-e-approfondimenti/pwc-il-reporting-esg-e-ancora-un-esercizio-di-compliance-per-troppi/?mc_cid=22fa0a9f72&mc_eid=054d081ea9

CBAM: esenzione per il 90% delle imprese importatrici

Il Parlamento europeo ha approvato le modifiche al Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), innalzando la soglia minima di applicazione a 50 tonnellate. La misura esenta circa il 90% degli importatori (in prevalenza PMI e operatori privati), senza compromettere la copertura ambientale: il 99% delle emissioni connesse alle importazioni resterà soggetto al meccanismo.

Le modifiche puntano a snellire le procedure per i dichiaranti CBAM, affinare i metodi di calcolo delle emissioni e rafforzare i controlli per prevenire abusi. Il relatore Antonio Decaro ha evidenziato come il compromesso alleggerisca gli oneri amministrativi, mantenendo l’integrità ambientale dello strumento.

Per approfondire: https://esgnews.it/regulator/parlamento-ue-esclude-dalla-carbon-tax-alle-frontiere-il-90-delle-imprese/?mc_cid=22fa0a9f72&mc_eid=054d081ea9

CDP: green bond da 500 milioni per sostenibilità e innovazione

Cassa Depositi e Prestiti (CDP) ha collocato il suo secondo green bond, per un ammontare di 500 milioni di euro e scadenza a 8 anni. L’emissione, destinata a investitori istituzionali, rientra nel nuovo CDP Green, Social and Sustainability Bond Framework aggiornato a dicembre 2023.

L’operazione ha registrato un forte interesse, con ordini pari a 2,5 miliardi di euro (5 volte l’offerta), provenienti per il 73% da investitori internazionali, con un focus marcato su operatori attenti ai criteri ESG. La rendicontazione sarà basata su blockchain, a garanzia di trasparenza e tracciabilità dei fondi e degli impatti ambientali.

I proventi saranno destinati a progetti in ambiti prioritari:

  • energie rinnovabili
  • mobilità sostenibile
  • efficienza energetica
  • economia circolare

Il bond è conforme ai Green Bond Principles dell’ICMA e contribuisce al raggiungimento degli SDGs ONU: 7 (energia pulita), 9 (innovazione), 11 (città sostenibili), 12 (consumo responsabile), 13 (lotta al cambiamento climatico).

Per approfondire: https://esgnews.it/governance/cdp-lancia-il-suo-secondo-green-bond-da-500-mln-per-promuovere-linnovazione-tecnologica/

Casi di Successo

1.9 mld € Investimenti produttivi supportati   |  435 mld € Investimenti in Ricerca & Innovazione agevolati   |   200 Clienti attivi con centinaia di operazioni concluse   |   100 Operazioni di Project Financing/PPP supportate  |  1.9 mld € Investimenti produttivi supportati   |  435 mld € Investimenti in Ricerca & Innovazione agevolati   |   200 Clienti attivi con centinaia di operazioni concluse   |   100 Operazioni di Project Financing/PPP supportate   |  

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