UE: Al via i "crediti natura" per trasformare la biodiversità in un'opportunità da 65 miliardi l'anno

La Commissione Europea ha lanciato ufficialmente la roadmap per i crediti natura, uno strumento innovativo volto a incentivare gli investimenti privati in progetti di tutela e ripristino ambientale. A differenza dei crediti di carbonio, questi nuovi strumenti si basano non sulla CO₂ evitata, ma sul miglioramento concreto della biodiversità.
«Dobbiamo mettere la natura in bilancio», ha dichiarato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
Secondo Bruxelles, con il 75% delle imprese dell’area euro dipendenti dai servizi ecosistemici, i crediti natura potranno trasformare la biodiversità in un asset valutabile e capace di attrarre capitali.
Roadmap in breve:
Entro il 2025: costituzione di un gruppo di esperti per lo sviluppo tecnico e normativo.
Fino al 2027: avvio di un progetto pilota finanziato da fondi UE esistenti.
Obiettivo: attrarre 65 miliardi di euro all’anno in investimenti per la biodiversità, combinando risorse pubbliche e private.
Francia, Finlandia, Irlanda e Italia stanno già sperimentando strumenti analoghi a livello nazionale. Bruxelles, dal canto suo, si è impegnata a destinare il 10% del bilancio UE alla biodiversità entro il 2027 e a raddoppiare i fondi esterni, fino a 7 miliardi.
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L’ISSB avvia la revisione degli standard SASB: focus su clima, acqua, capitale umano

L’International Sustainability Standards Board (ISSB) ha avviato una revisione approfondita degli SASB Standards, proponendo aggiornamenti per 50 settori industriali. L’obiettivo: migliorare l’allineamento con i nuovi IFRS S1 e S2 e aumentare la coerenza, la rilevanza e la comparabilità delle informazioni ESG fornite dalle aziende.
Tre livelli di intervento:
Revisione completa per 9 settori prioritari, tra cui Estrazione mineraria e Alimenti trasformati.
Allineamento tematico in altri 41 settori su argomenti trasversali come gestione idrica, salute e sicurezza dei lavoratori.
Aggiornamento della guida IFRS S2, per mantenere coerenza tra disclosure climatiche e standard settoriali aggiornati.
Consultazione pubblica aperta fino al 30 novembre 2025, con possibilità di fornire feedback online. L’iniziativa è parte del piano di lavoro 2024–2026 dell’ISSB, che mira a sostenere una rendicontazione di sostenibilità di qualità, utile per gli investitori e accessibile per le aziende.
Sue Lloyd, vicepresidente ISSB: “Questa è la prima vera opportunità per gli stakeholder di contribuire direttamente alla revisione degli standard SASB nel contesto ISSB.”
La revisione è frutto della collaborazione con stakeholder globali e organismi come GRI, EFRAG e TNFD, per garantire interoperabilità tra i principali framework ESG.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi:
Entro fine 2025: nuove bozze per tre standard SASB aggiuntivi, incluso il settore energia e utility.
2026: pubblicazione degli standard definitivi.
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GRI aggiorna gli standard su inclusione e diritti umani: più trasparenza e responsabilità nei luoghi di lavoro

Il Global Reporting Initiative (GRI) ha pubblicato due nuove bozze di standard focalizzate sulle tematiche sociali in ambito lavorativo, attualmente in consultazione pubblica fino al 15 settembre 2025. L’obiettivo è rafforzare la rendicontazione d’impresa su diversità, pari opportunità, non discriminazione e diritti umani dei lavoratori.
I due standard aggiornati:
GRI 405 – Diversità e inclusione Le aziende dovranno dimostrare come le politiche di diversity siano integrate nella strategia aziendale e monitorate dal top management, con attenzione alla coerenza tra dichiarazioni e pratiche effettive.
GRI 406 – Non discriminazione e pari opportunità Focus su tracciabilità degli episodi di discriminazione, analisi delle cause strutturali e adozione di misure concrete a favore dei gruppi vulnerabili e sottorappresentati.
Gli aggiornamenti si basano sulle convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), con l’obiettivo di promuovere un’occupazione equa, inclusiva e rispettosa dei diritti fondamentali.
Anne Lindsay, GSSB: “Esortiamo tutte le parti interessate a partecipare alla consultazione. Gli standard devono essere non solo solidi e pratici, ma anche capaci di generare un cambiamento reale per i lavoratori nel mondo.”
Una revisione partecipata Il processo è coordinato da un comitato tecnico tripartito (lavoratori, datori di lavoro, sindacati) e supportato da un gruppo consultivo multi-stakeholder, per garantire equilibrio e applicabilità concreta.
Prossimi eventi: Il prossimo webinar GRI con esperti OIL e IOE è previsto per l’8 luglio 2025, con l’obiettivo di promuovere un confronto ampio e costruttivo.
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Clima 2040: l’UE punta al -90% di emissioni, ma i Paesi si dividono sui crediti internazionali

La Commissione Europea si prepara a presentare il nuovo target climatico al 2040: una riduzione del 90% delle emissioni nette di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Il piano si inserisce nella traiettoria europea verso emissioni nette zero entro il 2050, dopo l’obiettivo intermedio del -55% già fissato al 2030.
La novità: i crediti di carbonio internazionali Per raggiungere l’ambizioso obiettivo, Bruxelles propone di consentire l’uso limitato (fino al 3%) di crediti internazionali legati a progetti di assorbimento delle emissioni fuori dall’UE. Questi dovranno rispettare standard elevati di qualità e integrità. Si tratta di un tentativo di introdurre flessibilità mirata, per facilitare il consenso politico tra gli Stati membri.
Un’Europa divisa La proposta ha già acceso il dibattito:
Francia e PPE chiedono realismo e neutralità tecnologica, includendo nucleare e rinnovabili;
Danimarca e altri Paesi del Nord Europa rifiutano l’uso sistematico dei crediti esterni, chiedendo che la maggior parte delle riduzioni avvenga all’interno dell’UE;
La vicepresidente della Commissione Teresa Ribera avverte: “La credibilità climatica dell’UE è in gioco. Non possiamo permetterci scorciatoie.”
Altri elementi della proposta:
Applicazione graduale dal 2036, con prima revisione prevista nel 2032;
Riconoscimento dei meccanismi di cattura e stoccaggio della CO₂ (CCS);
Sviluppo del carbon farming, valorizzando il ruolo dei suoli agricoli e forestali come “pozzi” di assorbimento naturale.
La società civile lancia l’allarme
Organizzazioni ambientaliste, come il Climate Action Network Europe, hanno già espresso preoccupazione: “L’UE ha i mezzi e l’obbligo legale di ridurre le emissioni tramite azione interna. Delegare all’esterno significherebbe indebolire la leadership e l’economia climatica europea.”
Prossimi step: Il piano sarà discusso da Parlamento e Consiglio UE e dovrà essere coerente con: l’Accordo di Parigi, le scadenze internazionali della COP30 e i piani industriali green europei.
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Italia, via libera al Piano Nazionale per la Qualità dell’Aria: 2,4 miliardi per salute e ambiente

Il Consiglio dei Ministri ha adottato il nuovo Piano Nazionale per il Miglioramento della Qualità dell’Aria, con un investimento complessivo di 2,4 miliardi di euro per ridurre l’inquinamento atmosferico e allineare l’Italia agli obblighi ambientali europei.
Il ministro Pichetto ha dichiarato: “Un piano ambizioso ma realistico: migliorare la qualità dell’aria è un impegno comune e non più rinviabile.”
4 aree di intervento chiave:
Agricoltura: tecniche a minore impatto emissivo;
Mobilità sostenibile: progetti locali, sharing mobility, trasporto pubblico;
Riscaldamento civile: promozione di impianti più efficienti, controlli su stufe obsolete a biomassa;
Comunicazione: campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini.
Misure finanziate e azioni specifiche:
800 milioni di euro ai Comuni per progetti “casa-scuola”, “casa-lavoro” e trasporto locale;
Incentivi al cold ironing nei porti (elettrificazione delle banchine) per ridurre le emissioni delle navi ferme;
Monitoraggio rafforzato e responsabilità definite per ogni misura.
Governance e monitoraggio: Il Piano istituisce un sistema di governance multilivello, che coinvolge ministeri, regioni ed enti locali in un approccio integrato, trasparente e partecipato.
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